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Iuris et de iure: esame avvocato 2021

Pareri sull’esame avvocato: di cosa si tratta?

Quando si parla dell’esame d’avvocato, spesso, si genera una confusione immensa, soprattutto se non si appartiene alla foltissima schiera dei praticanti o si rientra nel novero dei non addetti ai lavori. Molte persone, erroneamente, ritengono che basti la laurea magistrale in Giurisprudenza per diventare avvocati. Niente di più lontano dalla realtà! Dopo la laurea, infatti, è necessario svolgere un adeguato periodo di tirocinio di almeno 18 mesi in cui, affiancando avvocati o magistrati, si apprendono i principali rudimenti della professione forense, si partecipa alle udienze e si redigono atti e pareri al fine di esercitarsi al meglio per risolvere un caso pratico. Solo al termine della pratica, dunque, si potrà avanzare domanda per sostenere l’esame d’avvocato e concludere il proprio percorso formativo.

Da sempre sotto la lente d’ingrandimento, l’esame d’avvocato non è mai stato semplice, rappresentando un vero e proprio ostacolo per tutti i giovani aspiranti avvocato. L’esame d’avvocato tradizionale è articolato in due parti, una scritta e una orale. I praticanti devono cimentarsi con la redazione di un parere scritto in materia civile, uno in materia penale e nella redazione di un atto giudiziario in materia civile, penale o amministrativa, all’esito dei quali si potrà accedere all’orale, prova particolarmente in cui i candidati dovranno dimostrare di riuscire a destreggiarsi tra materie differenti e di aver contezza dell’ordinamento forense e della deontologia professionale.

Iuris et de iure: come funziona l’esame avvocato oggi

Questo appena descritto è l’iter tradizionale cui si sottopongono tutti gli aspiranti avvocati d’Italia. La pandemia di Covid 19, però, ha profondamente inciso sull’esame d’avvocato e, pertanto, ha richiesto una sua rimodulazione giacché, essendo vietati assembramenti, esami e concorsi in presenza, i praticanti avvocati non hanno avuto la possibilità di sostenere la prima parte dell’esame, quella scritta. Sarebbe stato impensabile, dunque, riunire una moltitudine di persone per circa 10 ore in un luogo chiuso e poco arieggiato per ben tre giorni: il rischio di contrarre il virus sarebbe stato veramente molto alto, soprattutto considerando l’elevato numero di candidati, circa 26.000, appartenenti a tutte le Corti d’Appello d’Italia.

Il neoinsediato Ministro della Giustizia, Professoressa Marta Cartabia, di concerto con il suo Ministero, in tempi davvero strettissimi, ha riscritto l’intera normativa concernente l’esame d’avvocato prevedendo una nuova modalità, quella del cosiddetto orale rafforzato. Addio, almeno per la sessione 2020-2021, agli esami scritti e via libera a due esami orali, puntualmente rivisti e disciplinati.

Tracce esame avvocato; esame orale rafforzato: come sarà?

La novità di un esame orale, a ben vedere, aleggiava già da tempo. Così come tradizionalmente strutturato, infatti, l’esame di abilitazione alla professione forense risulta fin troppo vetusto e antiquato, certamente non al passo con i tempi. La ricerca della sentenza risolutiva di un caso concreto, una questione giuridica particolarmente complessa, la redazione di un parere interamente scritto a mano e, soprattutto, i tempi biblici per l’espletamento di tutte le prove, assomigliavano più a un “tour de force” di tre giorni piuttosto che a un esame sic et simpliciter.

Il nuovo esame orale rafforzato, ancorché ben visto dalle associazioni dei praticanti avvocati, mostra delle criticità ancora da sanare.

esami avvocato tracce: prima prova

La prima prova orale, pertanto, si svolgerà da remoto con il candidato che dovrà recarsi in una delle sedi predisposte dal proprio Consiglio dell’Ordine presso i distretti di ogni Corte d’Appello e con la sottocommissione che esaminerà a distanza proponendo all’aspirante avvocato una questione pratica-applicativa volta alla risoluzione di un caso. Il candidato, dunque, alla prima prova avrà la possibilità di portare la materia, a scelta tra diritto civile, diritto penale e amministrativo, su cui si sente più forte. La discussione, quindi, verterà sulle conoscenze di diritto sostanziale e di diritto processuale applicabili al caso concreto. Il candidato avrà a disposizione un’ora: 30 minuti per lo studio della traccia e 30 minuti per la discussione. L’esito sarà comunicato immediatamente all’aspirante avvocato che dovrà raggiungere un punteggio minimo di 18 punti per accedere alla seconda parte.

La seconda prova, invece, sarà in presenza e si svolgerà almeno 30 giorni dopo la prima prova, tempo necessario al candidato per lo studio di cinque materie – a scelta tra diritto del lavoro, diritto costituzionale, diritto commerciale, diritto ecclesiastico, diritto dell’Unione Europea, diritto internazionale privato, diritto tributario e diritto amministrativo – cui si aggiungeranno diritto civile o diritto privato, diritto processuale civile o diritto processuale penale, a scelta del candidato e, ovviamente, la deontologia forense, materia obbligatoria per tutti. Sarà proclamato, infine, avvocato il candidato che avrà riportato una votazione complessiva non inferiore a 108 punti e non inferiore a 18 in almeno 5 materie. Un esame completamente nuovo nella forma e nella sostanza che, si auspica, possa dar linfa nuova a una professione fin troppo bistrattata.

Certo, come già anticipato, le criticità sono molte e anche evidenti: troppo poco tempo, infatti, è concesso al candidato per lo studio del caso nell’ambito della prima prova e, soprattutto, intercorre davvero pochissimo tempo tra la prima e la seconda prova con gli aspiranti avvocati che dovranno studiare un’ingente mole di lavoro in tempi decisamente esigui. Si tratterà di un esperimento o saranno queste le nuove modalità per accedere alla nobile e prestigiosa professione di avvocato?

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