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NASPI respinta, come fare riesame e ricorso con l’avvocato?

Con il termine NASPI si indica la Nuova Assicurazione Sociale Per l’Impiego, cioè un’indennità mensile di disoccupazione erogata a tutti i soggetti lavoratori subordinati in caso di eventi di disoccupazione involontaria a partire da maggio 2015.

Nel caso in cui la richiesta NASPI venga respinta, la persona interessata può decidere di presentare domanda affinché l’INPS proceda con il riesame della richiesta, oppure può scegliere di fare ricorso.
Optare per il riesame o il ricorso dipende in particolare dalle motivazioni che hanno portato al respingimento della domanda NASPI.

Si ricorre al primo, ad esempio, nel caso in cui la domanda sia priva di alcuni dati essenziali per il riconoscimento dell’indennità, mentre nel secondo caso la richiesta viene respinta poiché l’ente preposto ritiene che non siano soddisfatti i requisiti previsti dalla legge. In questo articolo analizzeremo nel dettaglio quali sono le motivazioni che possono portare ad un esito negativo della richiesta NASPI e come è necessario comportarsi per procedere con un ricorso giuridico.

Quando fare ricorso in caso di NASPI respinta?

Il ricorso in caso di NASPI respinta può richiedere periodi anche piuttosto lunghi (circa 2 o 3 mesi) a causa principalmente delle difficoltà che si possono riscontrare nel dimostrare che le motivazioni che hanno portato alla decisione dell’INPS non sussistono.

Requisiti essenziali per richiedere la Naspi

Per questo motivo è importante prima di tutto avere ben chiaro quali sono i requisiti essenziali per avere diritto alla NASPI:

  • disoccupazione per cause che non dipendono dalla volontà del lavoratore dipendente;
  • mancato rinnovo di un contratto a tempo determinato o mancata trasformazione di un apprendistato in un contratto a tempo indeterminato.

Cause più comuni di mancata erogazione naspi

Riesame pratica NASPI respinta
Riesame pratica NASPI respinta

Uno dei motivi principali, quindi, per cui l’INPS potrebbe respingere la richiesta NASPI è che non ritenga che sussistano le suddette condizioni lavorative, ad esempio non riconoscendo la giusta causa per le dimissioni.
In questo caso specifico sarà il soggetto interessato a dover dimostrare che l’interruzione del rapporto professionale è stata causata da comportamenti altrui tali da impedirne la prosecuzione.

Un’altra causa del mancato riconoscimento dell’indennità è l’assenza dei requisiti contributivi, in particolare:

    • 13 settimane di contributi negli ultimi 4 anni;
    • 30 giorni di lavoro svolti nell’ultimo anno.

In questo secondo caso il lavoratore dovrà inoltrare il ricorso presentando tutta la documentazione necessaria ( come il contratto di lavoro, la busta paga, ecc…) per dimostrare di essere in linea con i requisiti previsti dalla legge.

La richiesta NASPI potrebbe essere respinta anche perché è stato superato il termine indicato dalla normativa, ovvero non oltre i 68 giorni dal momento della conclusione del rapporto lavorativo.
In questa situazione sarà necessario dimostrare che il rapporto di lavoro è cessato in una data differente e che, di conseguenza, non sono ancora trascorsi i 68 giorni previsti dalla legge.

Quando chiedere il riesame in caso di NASPI respinta?

La domanda NASPI potrebbe essere respinta anche nel caso in cui vengano omessi alcuni dati o documenti indispensabili per il buon esito della procedura.

In questa situazione, piuttosto che procedere con il ricorso, è possibile richiedere il riesame della pratica, allegando le informazioni e la documentazione mancante. In particolare si può richiedere il riesame nel caso in cui siano assenti:

  • autodichiarazione del reddito presunto per l’anno in corso;
  • modello sr163 con allegata fotocopia della carta d’identità;
  • attestazione della riacquisita capacità lavorativa;
  • certificato Unilav o Uniemens del datore di lavoro.

Il riesame prevede tempistiche nettamente inferiori rispetto al ricorso, infatti l’INPS dovrà esclusivamente procedere con la verifica della documentazione e dei dati forniti in un secondo momento, valutando quindi la presenza dei requisiti utili per il riconoscimento della NASPI.

Come fare ricorso naspi con l’avvocato?

Ricorso per Naspi con avvocato
Ricorso per Naspi con avvocato

Prima di procedere con il ricorso è preferibile contattate l’Ente preposto per individuare le motivazioni che hanno portato al respingimento della richiesta NASPI, così da valutare se sia sufficiente procedere con un riesame o sia necessario procedere con la pratica di ricorso.

Nel caso in cui si ritenga che siano presenti le condizioni per vincere il ricorso, e ottenere di conseguenza l’indennità, si potrà decidere di avviare la procedura online sul portale INPS, o richiedere l’assistenza di un avvocato.
Quest’ultima opzione è la più consigliabile, data la particolarità della pratica e le difficoltà burocratiche a cui è possibile andare incontro.

Entro quando si può presentare ricorso alla naspi?

Il limite massimo per presentare il ricorso è di 90 giorni, dopodiché sarà necessario attendere all’incirca 3 mesi prima di poter avere un riscontro da parte del Comitato provinciale dell’INPS.
Se questa procedura dovesse avere esito negativo, il legale incaricato potrà indicare, qualora sussistano i presupposti, la possibilità di avviare un’azione giudiziaria nei confronti dell’ente preposto.

In ultimo, per la richiesta di riesame è invece sufficiente rivolgersi fisicamente a uno sportello INPS (a questo link: https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.schede-servizio-strumento.schede-servizi.comunicazioni-naspi.html) o inviare una PEC, allegando la documentazione necessaria per dimostrare il diritto del soggetto interessato ad ottenere la prestazione in oggetto, presentando anche una copia del documento d’identità affinché l’INPS possa procedere in tempi piuttosto celeri ad emettere il proprio esito.

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